Benvenuto Cellini (3 novembre 1500 – 13 febbraio 1571) è stato orafo, scultore e autore. Le sue opere esistenti più note includono la Saliera Cellini, la scultura di Perseo con la testa di Medusa e la sua autobiografia, che è stata descritta come "uno dei documenti più importanti del XVI secolo".È nato a Firenze. Figlio di un musicista e costruttore di strumenti musicali, Cellini fu spinto verso la musica, ma quando aveva quindici anni il padre accettò con riluttanza di farlo apprendista presso un orafo, Antonio di Sandro, detto Marcone. All'età di 16 anni Benvenuto si era già fatto notare a Firenze partecipando ad una rissa con giovani compagni. Fu bandito per sei mesi e visse a Siena, dove lavorò per un orafo di nome Fracastoro (estraneo al poliedrico veronese). Da Siena si trasferì a Bologna, dove divenne un esperto suonatore di cornetto e flauto e fece progressi come orafo. Dopo una visita a Pisa e due periodi di soggiorno a Firenze (dove fu visitato dallo scultore Torrigiano), si trasferì a Roma, all'età di diciannove anni. Le sue prime opere a Roma furono uno scrigno d'argento, candelieri d'argento e un vaso per il vescovo di Salamanca, che gli valsero l'approvazione di papa Clemente VII. Altra celebre opera romana è il medaglione d'oro di "Leda e il cigno" eseguito per il Gonfaloniere Gabbriello Cesarino, e che ora si trova al Museo Nazionale del Bargello a Firenze. Riprese il cornetto e fu nominato musicista di corte del papa. Nell'attacco a Roma da parte delle forze imperiali di Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero, sotto il comando di Carlo III, duca di Borbone e connestabile di Francia, il coraggio di Cellini si dimostrò di grande servizio al pontefice. Secondo il racconto di Cellini, sparò e ferì Filiberto di Châlon, principe d'Orange (e, presumibilmente, sparò e uccise Carlo III provocando il Sacco di Roma). Il suo coraggio lo portò alla riconciliazione con i magistrati fiorentini, e presto ritornò nella sua città natale. Qui si dedicò alla realizzazione di medaglie, tra cui le più famose sono "Ercole e il leone di Nemea", in oro sbalzato, e "Atlante che sorregge la sfera", in oro cesellato, quest'ultima venuta poi in possesso di Francesco I di Francia. Da Firenze si recò alla corte del duca di Mantova, per poi tornare a Firenze. Ritornato a Roma fu impiegato nella lavorazione dell'oreficeria e nell'esecuzione di conii per medaglie private e per la zecca pontificia. Nel 1529 suo fratello Cecchino uccise un caporale della Guardia romana e a sua volta fu ferito da un archibugiere, morendo poi per la ferita. Poco dopo Benvenuto uccise l'assassino di suo fratello: un atto di vendetta cruenta ma non di giustizia poiché Cellini ammette che l'assassino di suo fratello aveva agito per legittima difesa. Cellini fuggì a Napoli per ripararsi dalle conseguenze di una rissa con un notaio, Ser Benedetto, che aveva ferito. Grazie all'influenza di diversi cardinali, Cellini ottenne la grazia. Trovò il favore del nuovo papa, Paolo III, nonostante un nuovo omicidio durante l'interregno tre giorni dopo la morte di papa Clemente VII nel settembre 1534. La quarta vittima fu un orafo rivale, Pompeo di Milano.Le trame di Pier Luigi Farnese portarono al ritiro di Cellini da Roma a Firenze e Venezia, dove fu riaccolto con maggiore onore di prima. All'età di 37 anni, al ritorno da una visita alla corte francese, fu incarcerato con l'accusa (apparentemente falsa) di aver sottratto le gemme della tiara del papa durante la guerra. Fu confinato in Castel Sant'Angelo, fuggì, fu ripreso e trattato con grande severità; era nell'attesa quotidiana dell’esecuzione sul patibolo. Mentre era in prigione, nel 1539, fu vittima di un tentativo di omicidio mediante ingestione di polvere di diamante; il tentativo fallì, poiché al suo posto fu utilizzata una gemma diversa.Ecc. Read more